I prick test (prove allergiche)

di | 1 Febbraio 2013

SPT

I prick test sono degli esami, effettuati direttamente sulla pelle, che servono per capire se il paziente è allergico a una o più sostanze. Le sostanze da testare sono delle soluzioni, contenute in differenti boccettine, preparate con estratti di alimenti (es. latte, uovo, arachide, ecc), acari della polvere, pollini di piante, pelo di animali (es. cane, gatto, criceto, ecc.).

L’esame è di facile esecuzione, si esegue e si legge in pochi minuti, non è doloroso a parte un leggero fastidio. Consiste nel porre sulla pelle dell’avambraccio una goccia di ciascun allergene che si vuole testare e poi  pungere, con una lancetta a punta sottile e di lunghezza pari a 1 millimetro, la pelle per farvi penetrare una piccolissima quantità di sostanza. Se, dopo un’attesa di 15 minuti, mella sede del “prick” compare una papula simile ad una puntura di zanzara accompagnata da prurito, vuol dire che il paziente ha sviluppato, nei confronti di quella sostanza, una “sensibilizzazione allergica”, cioè produce degli anticorpi particolari (IgE) specifici per l’allergene contenuto il quell’estratto.

E’ importante sottolineare, però, che una risposta cutanea positiva al prick test non sempre significa che il soggetto è allergico, cioè sviluppa dei disturbi quando respira o mangia quella sostanza. Questo è particolarmente vero nei casi di sospetta allergia agli alimenti. Pertanto occorre affidarsi, per l’interpretazione delle positività, al parere dell’allergologo, il quale formula una precisa diagnosi non solo basandosi sulla risposta cutanea ma tenendo anche conto della storia del paziente, dei suoi sintomi e dei dati rilevati durante la visita medica.

Il prick test non comporta rischi, si effettua in ambulatorio, si può praticare a tutte le età e, in ogni caso, sarà l’allergologo a decidere se e quando ricorrere a questo supporto diagnostico: non è il prick test che fa la diagnosi, ma lo specialista allergologo.